La terapia di riorientamento alla realtà, ROT

La terapia di riorientamento alla realtà: ROT

Nei soggetti affetti da demenza, in particolare in quelli con un livello cognitivo di grado lieve/moderato la ROT, nell’ambito degli interventi psicosociali rivolti alla persona, è la più diffusa terapia cognitiva e produce, quando applicata, buoni risultati.
Il decadimento cognitivo, non meno di quello fisico, produce un forte impatto sull’autonomia della persona anziana, che tende maggiormente ad isolarsi, a interrompere le attività e a gravare ulteriormente sulla famiglia. È quindi molto importante che questo deficit venga riconosciuto e gestito.
Durante l’intero decorso della malattia, al fine di limitarne le conseguenze e di rallentarne l’evoluzione, è possibile ricorrere agli interventi riabilitativi, che consistono in un complesso di approcci che permettono di mantenere più elevato il livello di autonomia compatibile con la malattia.

Le manifestazioni cliniche delle demenze, che possono essere oggetto di specifici interventi riabilitativi, sono molteplici e riguardano i deficit cognitivi (memoria, linguaggio), i deficit sensoriali (vista e udito), i sintomi depressivi, le alterazioni del ciclo sonno-veglia (insonnia), le turbe dell’alimentazione, i deficit motori e la disabilità nelle attività della vita quotidiana.

La ROT (Reality Orientation Terapy) è stata sviluppata per trattare i veterani di guerra che presentavano confusione mentale. Solo successivamente l’intervento è stato destinato alla riabilitazione di pazienti con deficit mnesici, episodi confusionali e disorientamento temporo-spaziale.
Il principale obiettivo della ROT, che si propone come terapia psicoattivante, consiste nel riorientare il paziente, per mezzo di ripetute stimolazioni, rispetto alla propria storia personale, all’ambiente ed al tempo. Questo obiettivo può essere perseguito tramite due modalità di intervento fra loro complementari: ROT informale e ROT formale (o ROT in classe). La prima consiste in stimolazioni ripetute di riorientamento spazio-temporale effettuate nel corso della giornata durante le varie occasioni di contatto con il paziente da parte degli operatori sanitari o dei familiari. La ROT formale invece viene rivolta ad un gruppo di 4-6 soggetti omogenei sul piano della compromissione cognitiva, per circa un’ora al giorno, in un ambiente idoneo, il più possibile simile a quello di una abitazione, ed è condotto da personale appositamente preparato.

L’Obiettivo primario dell’intervento consiste nel preservare nel paziente affetto da Alzheimer (AD), l’orientamento rispetto a sé, all’ambiente circostante e alla propria storia di vita. La R.O.T. prende in prestito alcuni dei principi delle teorie cognitivele quali si pongono l’obiettivo, attraverso una serie di tecniche volte a trasformare i comportamenti maladattivi, di innalzare i livelli di autostima del paziente facendolo sentire parte integrante delle sue relazioni significative e di ridurre la sua percezione di isolamento.
I principali benefici della ROT si possono riassumere nel promuovere il benessere della persona, dando al termine benessere il significato del “miglior livello funzionale possibile in assenza di condizioni di stress”;
risolvere o controllare i problemi comportamentali;
ridurre lo stress di chi assiste;
ridurre l’utilizzo di mezzi di contenzione fisica e/o farmacologica.

 

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